BACKGAMMON
Il Backgammon è uno dei giochi più antichi e più belli mai esistiti e il suo successo è dovuto al perfetto equilibrio fra abilità e fortuna. Nel lungo termine non c’è niente da fare, il giocatore più forte vince il maggior numero di partite, ma nel breve termine può succedere che il novellino batta il campione. Negli Scacchi questo non può accadere e in ciò consiste la differenza fondamentale: giocando a Backgammon vi capiterà di perdere con giocatori più deboli e vi capiterà di vincere con giocatori più forti: se non accettate questi presupposti, cambiate gioco!
Tutti i giocatori di Backgammon, in cuor loro, si ritengono più bravi di quanto effettivamente siano; e questo è un altro dei segreti del successo di questo gioco: chi vince ha giocato bene, chi perde, è stato sfortunato. Scagli la prima pietra chi non ha mai fatto questi pensieri!
Jacoby e Crawford nel loro Il libro del backgammon raccontavano che gli egiziani, grandi giocatori, non si lamentano mai della loro sorte e citando George Mabardi, soggiungevano: «credono che la sorte sia l’inevitabile ricompensa dell’abilità». A mio avviso è esattamente così. I giocatori più bravi sono, o meglio sembrano, più fortunati! Il fatto è che nel Backgammon l’abilità consiste soprattutto nell’ottimizzazione statistica delle proprie chance, nel fare in modo cioè che fra tutti i possibili tiri di dadi, il maggior numero sia a proprio favore. E se ci si riesce, cioè se la maggioranza dei tiri è a proprio favore, non si potrà che sembrare fortunati, ma si tratterà di una fortuna guadagnata con l’abilità.
Un veloce excursus storico
Le più lontane origini del Backgammon risalgono ai tavolieri egizi del Senet, datati al 3000 a.C. e oltre. Cinquemila anni di storia, dunque. Ma è solo grazie a studi recenti che molti collegamenti sono stati confermati: dal Senet, passando per il Gioco di Ur delle tombe sumere, si arriva ai giochi praticati duemila anni fa dai romani, giochi chiamati Alea, Tabula e Ludus Duodecim Scriptorum e certamente imparentati al nostro Backgammon. Les jeux sont faits.
Qualche secolo più tardi, a Bisanzio, anche l’imperatore d’Oriente Zenone si dedica al gioco della Tabula, tanto che un suo sfortunato tiro di dadi è ricordato in un epigramma di Agazia.
Un gioco direttamente imparentato col Backgammon è il Nard, che dalla Persia si diffonde in Medio Oriente e un po’ in tutta l’Asia. Di una precisione tecnica straordinaria la descrizione che ne troviamo per esempio nel testo indiano Manasollasa. Dall’India il gioco arriva in Cina, dove diventa popolare nella seconda metà del primo millennio, e in Giappone, dove assume il nome di Sugoroku. Il gioco viene poi praticato in Grecia, ma l’effettiva diffusione in Europa comincia col ritorno dei crociati.
Nel Medio Evo, mantenendo il nome Tabula, diviene uno dei passatempi preferiti delle classi agiate, malgrado una lunga serie di proibizioni, derivanti soprattutto dalla Chiesa.
Ai vari giochi di Tablas è anche dedicato ampio spazio nel Libros de los Juegos redatto nel 1283 per conto di Alfonso X, detto il Savio, re di Castiglia e Leon.
Sebbene le regole di base fossero ormai note da molti secoli, la prima registrazione della parola Backgammon risale al 1645 (Oxford universal dictionary) e vi sono varie ipotesi per spiegarne il significato. Una è back nel significato di indietro più gamen cioè gioco in inglese medievale, con chiaro riferimento alle pedine che a volte devono ricominciare a fare tutto il percorso. Un’altra si riferisce al fatto che il gioco si trovava spesso nel retro (back) delle scacchiere. Un’ultima ipotesi, forse meno attendibile, si riferisce alle parole gallesi bach (piccola) e cammon (guerra). In Francia una variante del gioco si chiama Trictrac, forse per via del rumore provocato dai dadi che rotolano sul tavoliere di legno, e gode di grande successo soprattutto nel Settecento alla corte reale.
In Italia il gioco assume anche i nomi di Sbaraglino e Tavola reale.
Nel Settecento è comunque ampiamente diffuso in tutta Europa, come testimonia Giacomo Casanova nella Storia della mia vita «quanto a lui mi disse che viveva del gioco tric-trac sebbene non avesse fortuna con i dadi, perché in quel gioco l’abilità vale più della fortuna».
Verso la fine dell’Ottocento il gioco praticamente scompare, ricominciando a diffondersi solo agli inizi degli anni Settanta del Novecento, attraverso due canali: da una parte gli Stati Uniti dove negli anni Venti, con l’introduzione del dado del raddoppio, era stata compiuta l’ultima e decisiva tappa sulla via del Backgammon come lo si gioca oggi; dall’altra i paesi del Mediterraneo Orientale, dove è stato ed è tuttora diffusissimo col nome di Tavli ed è praticato da tutte le classi sociali.